Numero 25.

 

MORIRE PER MORIRE

 

    di Carlo Monni

 

 

1.

 

           

            Santa Providencia, studio di Graydon Creed. Jonathan “Junior” Juniper non riusciva a staccare gli occhi dalla giovane donna bionda che se ne stava appoggiata ad una parete poco distante con un lieve sorriso sul bel viso. Non era solo perché era molto bella e sexy in quel suo succinto abito rosso. C’era di più. I suoi penetranti occhi azzurri sembravano scrutarlo fin nel profondo della sua anima e per quanto lui ci provasse non riusciva a distogliere lo sguardo.

-Le piace Birdy, Gospodin Borodin?- chiese in tono apparentemente affabile Graydon Creed.

-Io… io…- balbettò Juniper improvvisamente a disagio.

-È una ragazza dalle molte qualità oltre a quelle evidenti.- continuò Creed -Una mutante con il potere di influire sulle emozioni umane ed è anche un lie detector vivente. Nessuno può mentire in sua presenza se lei non lo permette. Un talento molto utile nel mio ramo d’affari. Adesso le farò una semplice domanda: lei è davvero Ivan Ivanovitch Borodin?-

            Juniper deglutì mentre il sudore cominciava a colare dalla sua fronte. Provò a parlare, ma dalle labbra non gli uscì una sillaba. Riprovò, ma con lo stesso risultato. Alla fine disse:

-Il mio nome è Jonathan Juniper, sono americano e sono un agente dello S.H.I.EL.D.-

 

            Da un’altra parte dell’isola, pochi minuti dopo. Si potrebbe tranquillamente dire che io abbia un talento naturale per cacciarmi nei guai. Dev’essere un difetto di famiglia.

                Ricapitolando: eravamo venuti su quest’isola per rintracciare l’agente dello S.H.I.E.L.D. rinnegato David Ferrari ed impadronirci della misteriosa superarma in suo possesso. Lo avevamo trovato in questo laboratorio, ma era stato allora che le cose avevano cominciato ad andare storte.

                Il laboratorio apparteneva ad un mutante dall’aspetto animalesco che si faceva chiamare Bestia Nera ed era una sorta di controparte malvagia dell’X-Man noto come Bestia e quest’ultimo aveva chiamato in soccorso la squadra di mercenari chiamata Marauders.

                Dalla porta alle nostre spalle erano appena entrati il mutante cheyenne Jesse Blackcrow meglio noto come Scalphunter e l’inuit chiamato Harpoon. Decisamente io, la Comandante Laura Brown e l’agente Gertrude Jacks eravamo nei guai, grossi guai.

-Delle donne fate quello che volete...- disse la Bestia Nera -… ma l’uomo lo voglio vivo. È il figlio di Nick Fury e nel suo DNA potrebbe esserci il segreto della formula dell’eternità.-

                Quindi sarei stato risparmiato solo per essere vivisezionato sul tavolo operatorio di uno scienziato pazzo. Bella prospettiva.

                Ve l’ho detto che il vostro Mike Fury ha un talento naturale per cacciarsi nei guai.

 

                Hotel Sol del Mar, quasi nello stesso momento. La bionda appariscente chiamata Birdy sbucò dal corridoio. Si fermò a guardare me e la mia compagna e poi si rivolse alle guardie armate che ci sorvegliavano nel salone dicendo:

-Uccideteli!-

         Per fortuna io e la ragazza che conoscevo come Billie Garvin eravamo dei professionisti. Approfittando anche del fatto che le guardie erano distratte dal suo essere in topless e che il suo unico altro capo di abbigliamento era un microscopico tanga, lei si mosse rapidamente sferrando un colpo di taglio alla carotide di quello più vicino ed un calcio all’inguine di un altro.

         Anche io mi ero mosso rapidamente sferrando una gomitata al miliziano a me più vicino per poi tirarlo davanti a me ed usarlo come scudo umano facendogli prendere tutti i proiettili che i suoi compagni spararono mentre io utilizzavo l’arma che gli avevo preso contro di loro.

         Anche Billie aveva fatto la sua parte e, dopo aver steso a sua volta un paio di miliziani, aveva bloccato Birdy che tentava di fuggire e la teneva stretta puntandole un coltello alla gola.-

-Bel lavoro.- le dissi.

-Anche il tuo, Marcus.- replicò.

-Puoi anche chiamarmi Nick ormai. Tanto è evidente che la nostra copertura è saltata.-

-Già ed è anche chiaro che la nostra amichetta qui ne sa qualcosa. Non è forse vero, troietta? Vuoi parlare o preferisci che ti tagli la gola?-

         Birdy non sembrava per nulla intimorita.

-Tu non vuoi davvero farmi del male, non è così?- disse -La tua rabbia sta passando e sai che non ti sono nemica.-

         E sorprendentemente Billie cominciò ad abbassare il coltello. Quella ragazza stava facendo qualcosa alle nostre menti. Agii d’istinto e le sferrai un pugno al mento che la fece svenire.

         Billie sbatté gli occhi poi, mentre lasciava scivolare Birdy sul pavimento, mi disse:

-Ben fatto. Questa sgualdrina mi stava manipolando la mente. Dev’essere una dannata superumana. Ormai li trovi dappertutto.-

-Già e non sarei sorpreso di scoprire che è colpa sua se siamo stati scoperti.- commentai amaramente -Peccato non averglielo potuto chiedere.-

-Non c’era scelta.- replicò Billie -Le è comunque andata meglio che agli altri. È ancora viva. Non possiamo pensarci adesso, dobbiamo andarcene.

-Non senza aver scoperto che ne è stato di Juniper e di mio fratello.- replicai deciso.

         Che mi facessi chiamare Marcus Johnson o Nick Fury Jr. non avrei mai abbandonato un compagno nei guai.

 

 

2.

 

 

                Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D. in orbita sopra New York. Mi gettai a terra evitando per un pelo le pallottole che mi fischiarono sopra la testa. i nostri nemici erano riusciti ad infiltrarsi nel nostro quartier generale volante, ma avrebbero scoperto che il vecchio Nick Fury non era così facile da uccidere.

            Prima ancora di toccare il suolo avevo estratto la mia pistola e mentre rotolavo dietro uno dei bus avevo già cominciato a rispondere al fuoco. Il vecchio Happy Sam Sawyer sarebbe stato fiero del suo antico allievo.

            A quanto pareva, il nemico era riuscito ad infiltrare alcuni dei suoi uomini tra i miei agenti. Brutta cosa, anzi bruttissima. O loro erano stati bravissimi o noi troppo distratti. In ogni caso avremmo dovuto rimediare.

            Avevo detto uomini? Sbagliato, perché quella che mi stava sparando da dietro era una donna.

            Rotolai ancora una volta ed evitai i suoi proiettili. La inquadrai nel mirino della mia pistola. Normalmente sono refrattario a sparare su una donna, residuo della mia educazione da inizi del XX secolo suppongo, ma stavolta non avevo scelta.

            Fui tolto dall’imbarazzo da un colpo di pistola alle spalle della mia aspirante assassina che la fece crollare al suolo stecchita. A sparare era stata l’affascinante Contessa Valentina Allegra De La Fontaine inguainata nella sua personale e succinta versione dell’uniforme dello S.H.I.E.L.D. che ne esaltava decisamente le curve.

            Alle sue spalle stavano arrivando Dum Dum Dugan ed un gruppetto di altri agenti. Adesso erano i miei assalitori ad essere in minoranza.

            Lo scontro terminò rapidamente. Nessuno degli avversari si arrese, preferirono farsi uccidere.

-Un branco di fanatici.- commentò Dum Dum.

-Stai bene, Nick?- mi chiese la Contessa.

-Benissimo, grazie.- risposi rialzandomi -Chiunque sia il nostro misterioso nemico mi voleva morto al punto di sacrificare i suoi agenti infiltrati.-

-Credevo che non ce ne fossero più dopo quell’affare dei cloni.-[1] borbottò Dum Dum.

-Evidentemente sbagliavamo. Voglio un check up completo su questi qui e su tutti gli agenti entrati in servizio assieme a loro. Dobbiamo scoprire se…-

            Non finii la frase. Improvvisamente l’Eliveicolo cominciò ad inclinarsi ed a scendere sempre più velocemente.

            Decisamente i guai non erano ancora finiti.

 

         Santa Providencia. Corsi lungo il corridoio fino ad una massiccia porta di quercia. Non poteva che essere quella dello studio privato di Graydon Creed, il vero padrone di questa Repubblica delle banane.

Era chiusa, naturalmente, ma non mi feci scoraggiare per così poco. Sparai un paio di colpi alla serratura, poi le assestai un bel calcio.

         La porta si aprì ed io entrai. Come mi aspettavo, la stanza era vuota. Nessuna traccia di Juniper o di chiunque altro.

Nessuno era passato dal corridoio a parte Birdy, quindi doveva esserci un’altra uscita, un passaggio segreto nella tradizione dei classici racconti d’avventura. Dovevo trovarlo ad ogni costo, ma non avevo molto tempo. Da un momento altro potevano arrivare guardie armate o, peggio, gli scagnozzi superumani di Creed.

Improvvisamente una voce alle mie spalle disse:

-Chi è lei? Cosa ci fa qui?

 

         Altrove. La ragazza afroamericana che per abiti e pettinatura sembrava uscita da un film blaxploitation degli anni 70 se ne stava appoggiata al bancone del bar sorseggiando un margarita ed intanto rifletteva sul gioco pericoloso a cui stava giocando.

            Inutile avere rimpianti adesso. Sapeva bene cosa avrebbe rischiato se qualcosa fosse andato storto e ci era preparata. Si era perfino offerta volontaria. La vita dell’agente segreto non è certo rose e fiori, ne era sempre stata consapevole.

            Finì il suo drink e cercò di accantonare i cattivi pensieri.

 

 

3.

 

 

         Laboratorio della Bestia Nera.  Non li avevo mai incontrati, ma sapevo più che abbastanza dei Marauders da considerarli decisamente dei cattivi soggetti. Per fortuna noi agenti dello S.H.I.E.L.D. non siamo mai davvero impreparati davanti alle emergenze.

Mi buttai a terra evitando uno degli arpioni energizzati di Harpoon e contemporaneamente sparai facendo saltare di mano il fucile a Scalphunter, Non ci guadagnai molto perché lui prese immediatamente ad assemblarne un altro usando le parti metalliche del suo costume.

Nel frattempo Laura Brown e Gertrude Jacks avevano cominciato a sparare e per qualche istante i due mutanti furono troppo impegnati a scansare i colpi per pensare ad altro. Ne approfittammo per lanciarci verso l’uscita.

Sferrai un calcio all’inguine di Harpoon. Mutante o non mutante, era sensibile quanto qualunque altro essere umano di sesso maschile. Lo superammo e ci ritrovammo all’aperto.

Eravamo stati fortunati, ma eravamo anche consapevoli che non sarebbe durata.

-Dobbiamo filarcela.- disse Laura.

-Osservazione molto intelligente.- ribattei -Qualche idea su come fare?-

                Prima che potesse rispondere ci  fu una specie di scossa di terremoto e ci ritrovammo proiettati al suolo. In piedi a pochi metri da noi stava una donna dai corti capelli viola ed un sorriso cattivo sulle labbra.

-Sorpresa.- disse.

                La nostra fortuna era appena finita.

 

                Studio di Graydon Creed. Mi voltai di scatto e mi trovai di fronte un uomo non più giovane, ma dal fisico ancora tonico che aveva barba e capelli bianchi. Aveva un’aria familiare e mi chiesi perché.

-Chi è lei?- ripeté.

-Diciamo che sto cercando un amico che evidentemente non è qui.- replicai puntandogli contro la mia arma.

-Chiunque lei sia, le assicuro che non ho intenzioni ostili.-

-Sarà meglio per lei, Reverendo o sarò costretta a farle saltare la testa.

         Billie era appena arrivata e stava puntando la sua pistola alla nuca dell’uomo.

-Reverendo?- esclamai perplesso.

-Questo signore è nientemeno che il Reverendo William Stryker.- spiegò Billie -Era a capo di un movimento che predicava lo sterminio dei mutanti che considerava creature demoniache.-

-Ora mi ricordo!- esclamai -Prima di darsi alla religione era anche lui nelle Forze Speciali. L’ho incrociato un paio di volte a Fort Liberty.-

-Un ex soldato come me? Interessante.- disse Stryker -Per chi lavora adesso? Privati? La C.I.A., lo S.H.I.E.L.D.?-

         Sospirai e risposi:

-L’ultima è quella buona. Il suo amico Creed ha preso prigioniero un nostro collega e non intendo andarmene senza di lui.-

-Detto da vero Ranger.- commentò Stryker -Se il vostro amico era qui, Creed deve averlo fatto portare via attraverso un passaggio segreto. Lo aprirete abbassando quella mensola.-

         Ci indicò un punto dietro la scrivania.

-Perché dovremmo credere che vuole davvero aiutarci?- chiesi.

-Sto cercando di fare ammenda per i miei peccati passati.- rispose Stryker -Non m’importa che mi crediate.-

-Che facciamo?- mi chiese Billie?-

-Che abbiamo da perdere?- ribattei.

         Feci come ci aveva indicato Stryker ed il passaggio segreto si aprì proprio come aveva detto lui. Non perdemmo altro tempo e ci infilammo nella galleria. Mi sembrò di sentirlo dire: “Buona fortuna”, ma forse era solo un’illusione.

         Il passaggio si richiuse alle nostre spalle. Eravamo di nuovo soli.

 

         Eliveicolo dello S.H.I.E.L.D. nei cieli sopra New York.  I nostri avversari avevano sabotato i motori ed ora stavamo precipitando. Era evidente che erano dei fanatici pronti a morire per la loro causa. Nulla di nuovo sotto il sole.

            Quello che mi preoccupava davvero non era tanto il fatto che io e tutto il personale dell’Eliveicolo saremmo morti, ma che se fossimo precipitati su New York avremmo causato una strage.

Bisognava evitarlo a tutti i costi, ma non avevo la più pallida idea di come riuscirci ed inoltre io e gli altri eravamo troppo occupati ad evitare di cadere dal ponte.

            Improvvisamente la caduta rallentò per poi arrestarsi del tutto. Subito dopo una voce echeggiò dagli altoparlanti:

<<Qui è il Direttore Levine che vi parla. Siamo riusciti ad azionare i motori di emergenza nonostante i tentativi di sabotaggio. Per ora siamo stabili, ma ci stiamo dirigendo alla Baia per le necessarie riparazioni.>>

            Il buon vecchio Gaffer ce l’aveva fatta un’altra volta. Si poteva sempre contare su di lui. La Baia era il nomignolo per il luogo dove gli eliveicoli venivano assemblati e riparati quando era necessario.

            Mi guardai intorno e dissi:

-Coraggio, gente! Non stiamo qui a girarci i pollici. C’è un bel po’ di lavoro da fare.-

            Tra cui scoprire chi ci voleva morti e fargliela pagare.

 

 

4.

 

 

            Da qualche parte a Santa Providencia. Il passaggio segreto era indubbiamente più vecchio dell’albergo, forse era stato costruito ai tempi dei pirati per avere un rifugio sicuro in caso di incursioni o magari per proteggersi dagli uragani che flagellano queste zone.

         Non lo sapevo ed in fondo non m’importava. Quello che aveva davvero importanza era ritrovare Juniper alla svelta.

         Il tunnel si biforcò improvvisamente.

-E adesso?- chiese Billie Garvin -Da che parte andiamo?-

         Bella domanda, ma non avevo una risposta intelligente.

-Potremmo dividerci.- rifletté Billie ad alta voce.

-E se ci fosse un’altra biforcazione che faresti?- replicai -Dobbiamo trovare una soluzione diversa.-

         Esaminai velocemente il terreno.

-Ci sono impronte recenti nella polvere.- dissi -Sono passati di qua.-

-Benedetto il tuo addestramento militare.-

         Imboccammo il tunnel di destra.

-Hai pensato che il Reverendo Stryker potrebbe averci mandato in una trappola?- mi chiese Billie.

-Ci ho pensato, sì. -risposi -Ed ho concluso che è molto improbabile. Gli sarebbe bastato trattenerci fino all’arrivo di altre guardie e poi…-

-Ti è sembrato sincero… anche a me.-

         La nostra corsa si arrestò di fronte ad una porta blindata con serratura a combinazione. Bell’affare.

-Non mi dirai adesso che non hai con te uno di quei fantasiosi gadget dello S.H.I.E.L.D. in grado di aprire una porta come questa?-

-Va bene, non te lo dirò.-

          Lei si sfilò qualcosa dai capelli.

-Te l’ho detto, mi pare che con una donna in topless i maschi non stanno molto attenti al resto.- disse con un sorriso.

-Sì, lo hai detto, ma stavo facendo fatica a concentrarmi.-

-Ah, una battuta. Forse sei più simile a tuo fratello di quanto pensassi.-

         Appoggiò quella specie di forcina alla serratura e disse:

-Al MI6 c’è una signora di nome Olivia Boothroyd che farebbe invidia al vostro Gaffer. Quando era più giovane l’avevano soprannominata Q’ute, ma nessuno osava chiamarla così in sua presenza se voleva mantenere i denti intatti… a parte Clive Reston e suo padre, ma questa è un’altra storia.-

         Mentre parlava il suo congegno analizzava rapidamente tutte le possibili combinazioni finché non trovò quella giusta. La porta si spalancò di colpo.

 

         Quartier Generale dello S.H.I.E.L.D., Turtle Bay, Manhattan, New York City. Entrai nel mio ufficio seguito da Dum Dum e dalla Contessa.

            La mia assistente personale, in altri tempi avrei detto segretaria, Karin Rossberg mi salutò e disse:

-Ho saputo quello che è successo. Per fortuna state tutti bene.-

-Grazie, Miss Rossberg.- replicai -Ci vorrà qualche giorno perché l’Eliveicolo torni in perfetta efficienza. Nel frattempo tanto vale che usi questo costoso ufficio. Se qualcuno dovesse chiedere di me, fosse anche il Segretario Generale,[2] lei non mi ha visto né sentito.-

-Ricevuto, Colonnello.-

            Entrammo nella spaziosa stanza, mi chiusi la porta alle spalle e mi diressi alla scrivania. Mi ero appena seduto che Dum Dum disse:

-E ora ti dispiacerebbe aggiornarci su quel che cavolo sta succedendo?-

-Sto aspettando anch’io, Nick.- aggiunse Valentina.

            Sospirai. Non avevano torto dopotutto. Raccontai loro tutto quanto era accaduto ultimamente ed infine la Contessa disse:

-Riepilogando: i tuoi agenti… che peraltro non sanno di essere tuoi agenti…  si sono trovati in un bel pasticcio tra la Carpazia, il Rumekistan e la Svizzera, i Russi ci stanno dando una mano senza nemmeno saperlo. Quanto ai nostri ragazzi…-

-Purtroppo non ci sono più notizie della squadra di Mike da quando sono arrivati a Santa Providencia e devo essere onesto: sono preoccupato.- ammisi a malincuore.

-I tuoi figli sono in gamba e nemmeno gli altri sono dei novellini.- disse Dum Dum -Sono in grado di cavarsela in ogni circostanza.-

-In sei in un’isola stracolma di superumani e di assassini spietati? Permettimi, una volta ogni tanto, di fare il pessimista, vecchio tricheco.-

-E che intendi fare?-

-Un intervento diretto a Santa Providencia è fuori questione.- borbottai -Tuttavia…-

-Io ho un sacco di ferie arretrate ed il clima dei Caraibi è quel che ci vuole per le mie recenti ferite.- disse Dum Dum.

-Anch’io stavo pensando di prendermi  un periodo di riposo.- intervenne Val -Il Dottor Kaplan non era del tutto convinto che fossi pronta a rientrare in servizio e sto convincendomi che avesse ragione.-

            Mi voltai e sorrisi. Tutto quello che riuscii a dire fu…

-Grazie.-

 

            Santa Providencia.

-Vado avanti io.- affermò Billie e si mosse prima che potessi replicare.

         Entrò in un locale arredato in modo spartano dove un paio di uomini armati se ne stavano seduti accanto ad un lettino a cui era legato Juniper apparentemente svenuto.

         Billie avanzò tenendo alte le mani.

-Calma, ragazzi.- disse sorridendo -Come potete vedere, non ho armi, ma se volete perquisirmi…-

-Chi sei? Come sei arrivata qui?- chiese uno degli uomini mentre le si avvicinava.

-Mi ha indicato la strada un folletto.- replicò lei.

         Improvvisamente scattò e sferrò una ginocchiata all’inguine dell’uomo più vicino che si piegò dal dolore.

-La nonna aveva ragione, funziona sempre.-disse sferrandogli un altro colpo che lo stese definitivamente.

         L’altro uomo le puntò contro il suo fucile, ma io fui più veloce di lui. Un colpo preciso alla fronte ed era sistemato definitivamente.

-Non perdiamo tempo.- dissi -Libera Juniper e filiamocela da qui prima che arrivi qualcuno.-

         In pochi secondi Billie liberò Juniper dalle cinghie di contenzione. Lui sbattè le palpebre, aprì gli occhi, la guardò e disse:

-Se sono morto, questo è indubbiamente il Paradiso.-

-Non è il momento di fare il buffone.- replicai seccamente -Dobbiamo filarcela da qui prima che arrivi qualcuno e trovare gli altri. Ho la brutta sensazione che siano nei guai anche loro.-

-Anch’io.- ribatté Juniper mettendosi a sedere sul lettino.-

-Tutto a posto?- gli chiese Billie.

-Sto benissimo.- rispose saltando giù da lettino -Mi dispiace solo che… quella donna…-

-Lo sappiamo, tranquillo.- tagliai corto -Ora dobbiamo andarcene. Tornare indietro non è un’opzione praticabile, quindi non resta che vedere cosa c’è dietro quest’altra porta.-

         La porta in questione si apriva su un corridoio apparentemente deserto.

-Sembra che siamo fortunati…- dissi -… anche se io diffido sempre della troppa fortuna.-

-Tuo padre avrebbe detto la stessa cosa.- replicò Juniper che nel frattempo aveva raccolto una pistola ed un fucile di uno dei suoi guardiani.

-Billie, tu mettiti tra me e Juniper.- ordinai -Le tue tette non funzioneranno contro una raffica di proiettili.-

-Come desideri, mio cavaliere dalla scintillante armatura .- replicò lei ridacchiando.

-A me va benissimo.- aggiunse Juniper -Dopotutto da qui posso godere di un bel panorama.-

-Mi sono capitati due aspiranti comici.- sbuffai.

         Era chiaramente il nostro modo di allentare la tensione mentre percorrevamo in fila indiana lo stretto corridoio.

-Sembra una specie di bunker.-commentò Juniper.

-Forse una vecchia postazione militare dei tempi coloniali che qualcuno ha rimodernato.- provò a rispondere Billie.

-Probabilmente Creed, ma non ci interessa adesso.- replicai -Mi piacerebbe sapere, invece, perché ti ha risparmiato.-

-Forse non voleva sporcare di sangue il suo bell’ufficio.- rispose Junior -O forse contava di sottopormi ad un interrogatorio più completo con più calma .-

-Molto probabile.- conclusi io -Bene, a quanto sembra siamo arrivati alla fine.-

         Davanti a noi c’era un’altra porta ed a giudicare dalla luce che filtrava dalle feritoie dava sull’esterno.

-Cosa credi che ci aspetti là fuori?- mi chiese Billie.

-Guai.- fu la mia sintetica risposta.

         Avevo ragione ovviamente, ma non nel modo che avrei potuto immaginare.

 

 

5.

 

 

         Sulla spiaggia fuori dal laboratorio della Bestia Nera. Si poteva dire che eravamo caduti dalla padella nella brace. La tizia che ci aveva così rudemente sbattuto a terra  si chiamava Philippa Sontag, ma era più conosciuta come Arclight ed era una mutante capace di creare delle specie di piccoli terremoti. Con lei c’erano anche altri membri dei famigerati Marauders. La situazione non era brutta, era peggio, molto peggio.

-Vi consiglio di arrendervi pacificamente e forse non vi uccideremo.- disse Scalphunter.

-È quel forse che non mi piace.- ribattei puntandogli contro la mia pistola mentre mi rialzavo.

-Sei il figlio di Nick Fury, un ostaggio di valore. Pensaci. Ti garantisco la vita anche dei tuoi compagni.-

-E come faccio a fidarmi?-

-La parola di un Cheyenne è il suo vincolo.-

                Forse era sincero, ma avrei potuto fidarmi del suo capo? Più ci pensavo e più la risposta era: no. E più di tutto, potevo decidere per i miei amici?

                Guardai verso Laura Brown e Gertrude Jacks e quello che lessi suoi loro volti fu una risposta sufficiente. Mi rivolsi ancora a Scalphunter:

-L’offerta sembra buona, ma devo purtroppo rifiutarla.-

-Immaginavo che l’avresti detto, peccato.-

                Prima che Scalphunter potesse dire qualcosa si udì uno sparo e lui cadde a terra. Una pozza di sangue si allargò dalla sua testa. I Marauders rimasero sconcertati mentre io guardavo in direzione del colpo.

                Da una piccola costruzione poco distante erano appena usciti mio fratello Nick Jr., Billie Garvin e Jonathan Juniper che ora stavano correndo verso di noi.

-Datti una mossa, Mike!- urlò Nick

                Laura non era stata con le mani in mano ed aveva sferrato una gomitata all’uomo più vicino a lei per poi mettersi a sparare contro gli altri.

                Il Marauder chiamato Prism intercettò i proiettili che rimbalzarono sul suo corpo di cristallo. Non era sparando che ce la saremmo cavata. L’unico risultato che avremmo ottenuto sarebbe stato di morire in sei invece che in tre.

Improvvisamente si udì un suono lacerante e tutti cademmo a terra. Mentre perdevo i sensi mi parve di vedere sopra la mia testa qualcosa di scuro poi più nulla.

 

Da qualche parte sull’Oceano. Sopra la spiaggia stazionava uno strano velivolo senza alcuna insegna. Sul suo fondo si aprì un portello e ne fuoriuscì un raggio che sollevò uno alla volta sei degli individui stesi a terra.

Aveva appena tirato su l’ultimo che sulla spiaggia sottostante gli altri cominciarono a muoversi. Troppo tardi. Il velivolo si allontanò così velocemente come era arrivato.

Al suo interno un uomo con dei folti baffoni rossi guardò i tre uomini e le tre donne che erano appena stati tirati su e che stavano cominciando a riprendersi.

-Certo che voi Fury avete un talento speciale per ficcarvi nei guai.- disse in tono ironico.

-Dugan!- esclamò Mike Fury.

-Proprio io e non azzardarti a chiamarmi Vecchio Tricheco, quello è un privilegio che concedo solo a tuo padre.-

-Ci avete tolto da guai davvero grossi.- ammise Nick Fury Jr. -Ma come…-

-Io e la Contessa stavamo dirigendoci ad Acapulco per qualche giorno di vacanza, ma siamo finiti fuori rotta.- rispose con un sorriso sornione.

-Una scusa a cui non crederebbe nessuno come pure al fatto che ve ne andiate in vacanza a bordo di un velivolo tipo Quinjet capace di volo suborbitale e di raggiungere Mach 8.-[3]

-Grazie al quale siamo riusciti ad arrivare giusto in tempo per salvare i vostri culetti, non dimenticarlo, Nicky.- puntualizzò Valentina Allegra De La Fontaine.

-E te ne siamo grati, Contessa. Mi dispiace solo che abbiamo perso Ferrari ancora una volta .-disse Mike.

-Quello non è un problema.- replicò Val -Sappiamo dov’è diretto e toccherà a voi intercettarlo.-

-Sapete un sacco di cose, sembra.- commentò Nick Jr.

-Non siamo rimasti con le mani in mano mentre voi vi cacciavate nei guai.- ribatté Dum Dum -Abbiamo un po’ di cose da dirvi.-

-E so già che non mi piaceranno.- disse Laura Brown.

 

            Più tardi. In volo verso la Svizzera. Saltò fuori che il nostro “yacht” aveva preso il largo tutto da solo nonostante i bravi ragazzi del porto di Santa Providencia avessero cercato di fermarlo senza successo. Mai sottovalutare la tecnologia dello S.H.I.E.L.D., lo dico sempre.

                Lo raggiungemmo al largo. Dugan e la Contessa vi si traferirono lasciandoci il loro gioiellino volante assieme ad un bel po' di equipaggiamento compresa una delle tute della Contessa che Billie si affrettò ad indossare. Per quello che ci aspettava era decisamente più adatta del suo microscopico tanga.

-Tu sei il nostro stratega ufficiale, Nick. Suggerimenti?- chiesi al mio burbero fratello.

-Raggiungiamo il nostro obiettivo e spacchiamo il culo a chiunque ci ostacoli.- rispose lui mentre controllava le sue armi.

-Bel piano, elaborato soprattutto.- commentai.

                Ormai eravamo arrivati in Svizzera e per la precisione a Ginevra.

-C’è del movimento insolito nel Parco dell’Ariana dove si trova il Palazzo delle Nazioni.- disse Gertrude Jacks.

-Traduci insolito.- replicai.

-Quattro, no, cinque squadre di uomini armati che stanno convergendo verso la Sfera Celestiale.-[4]

-Alla faccia dell’insolito!-

-Gente di Alba Nera.- disse ancora Gertrude proiettando una serie di immagini su un monitor -Sembra che il loro bersaglio siano queste tre donne.-

-Una è la Vedova Bianca e l’altra sembra la Vedova Rossa. Credevo fosse morta.- commentai vedendo le immagini sullo schermo -La terza non la conosco, ma mi sento di scommettere che anche lei è un agente dei servizi segreti russi.-

-Che facciamo, Mike?- chiese Billie.

-È Laura la più alta in grado.- replicai -Chiedi a lei.-

-Andiamo di sotto e facciamo fuori quei bastardi, che altro?- rispose Laura.

-E allora che aspettiamo?- disse Nick.

                Poco dopo eravamo fuori dal nostro jet e ci trovammo di fronte ad una squadra di miliziani di Alba Nera.  Fu uno scontro rapido e cruento. Alla fine noi eravamo ancora in piedi e loro a terra.

-Non erano tosti come credevano.- commentò Nick.

-Decisamente. Non fanno più i terroristi di una volta.- replicai.

-C’è un altro scontro in corso nei pressi della Sfera Celestiale.- ci informò Gertrude -No, due. Ne è appena cominciato un altro dove abbiamo visto prima le tre donne.-

-Mai un momento di quiete.- commentai.

-Muoviamoci!- ordinò Laura.

                Quando arrivammo gli scontri erano già terminati. Vicino alla Sfera c’erano quattro donne adesso e riconobbi la Vedova Nera, la biondina, non la Romanoff.

                Quasi in cerchio intorno a loro stavano cinque figure in costume. E poco distanti altri due uomini e due donne. Uno di loro, un uomo basso e sovrappeso che indossava una divisa mimetica  ci puntò addosso una pistola e disse:

-Chiunque siate, un passo di più e siete morti .-

                Tanto per cambiare.

 

 

CONTINUA SU JUSTICE INC #29

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Cosa dire? Poco e quindi diciamolo in fretta:

1)    Il percorso di redenzione, chiamiamolo così, del Reverendo Stryker è cominciato su X-Men #21/24 scritti dal bravo Fabio Volino.

2)    Continua una sottotrama sulla misteriosa agente afroamericana che avrà i suoi effetti nei prossimi episodi.

3)    Con la fine di questo episodio le vicende di questa serie si ricongiungono a quelle di Justice Inc. e Nick Fury per un crossover che inizierà su Justice Inc #29, continuerà su Lethal Honey #31 per poi concludersi nel prossimo numero.

Non mancate.

 

 

Carlo



[1] Come visto nei primi 17 episodi di questa serie.

[2] Delle Nazioni Unite ovviamente.

[3] Ossia 8 volte la velocità del suono, vale a dire 9878,40 chilometri orari.

[4] Monumento a Woodrow Wilson per chi non lo sapesse.